Lucio Fontana

Rosario di Santa Fé (Argentina), 1899 – Comabbio (VA), 1968. Nato in Argentina da genitori italiani – dallo scultore Luigi e dall’attrice teatrale Lucia Bottino – all’età di sei anni si trasferisce a Milano con il padre. Nel 1921 tornato nel paese di nascita, decide di dedicarsi alla scultura e inizia a lavorare nell’atelier “Fontana y Scarabelli” del padre. Dopo il successo nel concorso per un rilievo commemorativo a Louis Pasteur per la facoltà di Medicina dell’Università Nazionale del Litorale, nel 1924 si mette in proprio, aprendo uno studio di scultura a Rosario, ma nel 1927 torna a Milano per seguire i corsi di scultura di Adolfo Wildt. Durante gli anni della guerra è nuovamente in Argentina dove inizia ad elaborare il concetto dello Spazialismo; tornato a Milano, entra in rapporto con un gruppo di giovani artisti che aderiscono al primo Manifesto dello Spazialismo, firmato, oltre che da Fontana, dal critico Giorgio Kaisserlian, dal filosofo Beniamino Joppolo e dalla scrittrice Milena Milani. Nel 1949 presenta presso la Galleria del Naviglio di Milano, l’Ambiente spaziale a luce nera e, nello stesso anno avvia il ciclo dei “Buchi”, con i quali supera la tradizionale divisione tra pittura e scultura, praticando sulla superficie buchi e graffiti che mettono l’opera in diretto rapporto con lo spazio e con la luce reali. Da ora intraprende la propria coerente ricerca su tele colorate o bianche con più tagli, con velature o monocrome – intitolate “Concetto spaziale” o “Attesa” – il cui punto di arrivo si può considerare l’allestimento di tele bianche con un solo taglio verticale della sala per la XXXIIIº Biennale di Venezia (1966), per le quali gli viene assegnato dalla giuria internazionale il primo premio per la pittura. Negli anni ’60 si dedica anche alla realizzazione di una serie di dipinti a olio denominati “Fine di Dio”, tutti dello stesso formato ovale, monocromi e costellati di buchi, di squarci o cosparsi di lustrini. Da Milano si trasferisce a Comabbio il paese d’origine della propria famiglia, dove muore nel 1968.

Piero Manzoni, Achrome, 1958, Kaolin on painted canvas, 55 x 40 cm

ITALIAN PASSION FROM 1956

2017

LONDON
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