Giacomo Balla

(Torino 1871 – Roma 1958)

Dal 1891 frequenta l’Accademia Albertina di Belle Arti a Torino e, alla metà degli anni Novanta, si trasferisce a Roma. Nella capitale trova un ambiente sensibile alle tematiche del socialismo umanitario e del positivismo scientifico che lo porta ad affrontare temi del paesaggio urbano o  delle condizioni umane. Il  linguaggio pittorico di questo periodo  trae elementi dal verismo, dal liberty e dal neoimpressionismo, di cui sono opere esemplari quelle del ciclo Dei viventi (1902-1905). 

Artista già affermato e maturo, nel 1910 firma con  Boccioni e Severini  il Manifesto dei pittori futuristi e il Manifesto tecnico della pittura futurista. Dal 1912, conduce gli studî sul movimento – che riproduce nelle sua fasi successive, ad esempio con “Bambina che corre sul balcone” (Milano, Museo del Novecento)  o “Dinamismo di un cane al guinzaglio” (Buffalo, Albright-Knox Gallery) – e gli studi sulle “compenetrazioni iridescenti” nelle quali scompone i colori in forme triangolari corrispondenti  alla struttura del raggio luminoso. Presto l’interesse per la forma pura e per il colore sfociano in ricerche di rigorosa astrazione. Prende attivamente parte alle manifestazioni futuriste, creando e interpretando azioni sceniche, disegnando vestiti, costumi, mobili e progettando complessi plastici.

All’inizio degli anni Trenta si accentua la sua posizione critica nei confronti del secondo Futurismo, già latente a metà degli anni Venti, che lo porta a un ripiegamento verso la  ricerca figurativa degli esordi.

Giacomo Balla, Figura - sdraiata + spazio, 1918ca, pencil on tissue paper lying on canvas, 34.8x51.4 cm

Giacomo Balla, Figura – sdraiata + spazio, 1918ca, pencil on tissue paper lying on canvas, 34.8×51.4 cm

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