È proibito sorridere – Stephane Graff

Il 22 giugno dalle ore 18 presso gli spazi della Galleria Mucciaccia, l’artista Stephane Graff realizzerà una serie di ritratti “anti-identità”, come  lui stesso li definisce; delle vere e proprie foto segnaletiche degli invitati all’evento, volte a sovvertire i sistemi in cui abitiamo, smascherare false convinzioni, generare nuove identità.

Gli scatti eseguiti nella serata del 22 giugno confluiranno in una grande istallazione comprensiva di oltre 200 ritratti, che saranno esibiti in una mostra esclusiva che si terrà nel 2018. Ogni ritratto sarà eseguito a mano, un’opera unica realizzata in acrilico serigrafato su tela.

Tutti i ritratti saranno disposti uno accanto all’altro, generando nel visitatore l’impressione straniante di percepire l’insieme totale di tutti i volti, come una sola identità. Questa moltitudine di visi riempirà le pareti della galleria fino sopra al soffitto e si presenterà come un nuovo studio antropologico completo della fisionomia umana, generando nello spettatore una sensazione travolgente, inaspettata, unica.

  “Le foto segnaletiche sono una forma di ritratto fotografico con l’unico scopo di registrare l’identità di una persona. Sono esistiti da sempre, dalla nascita della fotografia.

Sono sempre stato affascinato dalla fisionomia umana, per questo ho iniziato a realizzare ritratti come foto segnaletiche, mostrando sia il volto di fronte che di profilo.

Detesto l’idea che si debba dire “cheese” al fotografo. Mi sono reso conto che non sorridere in foto trasmette un messaggio molto più forte e vicino alla profonda natura del soggetto.

E’ inoltre un riferimento alle fotografie antiche , che a causa della lentezza dello scatto di allora, facevano apparire il soggetto sempre rigido e serio. Oggi, in un mondo ossessionato  dai “selfie”, il fatto di fotografare le persone in un modo neutrale e statico è particolarmente innovativo. Io voglio che ogni fotografia sia come una testimonianza severa dell’esistenza della persona, un timbro sulla loro anima.

Ho sempre avuto un interesse nell’utilizzo del testo nella fotografia. In questa serie infatti inserisco specificatamente un numero sotto il ritratto, come una foto segnaletica della polizia. Questo numero genera una vera e propria trasformazione. Sembrando immediatamente di percepire una persona differente, induce a porsi inconsciamente su un piano morale più elevato, con un atteggiamento sospettoso. Anche se questa persona potrebbe magari essere molto più innocente di me o di te! Per questo motivo alcune delle opere che ho realizzato in passato hanno riguardato identità errate e false convinzioni. (vedere il ritratto di Colin Ross 2013)

Sotto il numero di identità , inserisco anche il nome del soggetto , il quale è tuttavia  sostituito con un anagramma. Fornendo al soggetto  un nome completamente differente,  è come se gli venisse offerto un alter-ego, e il ritratto, diventa una sorta di “ritratto anti-identità” .

La trasformazione dell’identità è un tema centrale nel mio lavoro. La mia serie “Professore” è un buon esempio , dove per diversi anni ho lavorato sotto un identità presunta o un alter ego. (vedere anche la serie di “Catalogue of errors”)

La sostituzione del nome del soggetto con un anagramma si dimostra un antidoto per i tempi Orwelliani in cui viviamo. Siamo costantemente sorvegliati tramite internet, apparecchi o digitali, cctv,  facebook, ect.… A prima vista, le mie foto segnaletiche appaiono come dei registri autentici,  ma realmente sovvertono i sistemi in cui abitiamo , come un segnale lampeggiante o un errore del computer.”

 

Stephane Graff

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